Lago Wanam

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In un profondo eterno mare di verde, giace un gioiello di lago, molto lontano dal mondo esterno e da qualsiasi contatto con l’uomo “civilizzato”; un posto dove, secondo la storia, nessuno aveva mai messo piede fino a poco tempo fa. Deve il suo nome alle tribù che vivono nella valle: la tribù viene chiamata Wampar e il lago Wanam, mentre la valle conserva il suo vecchio nome di Markham e corre attraverso la penisola di Huon di Papua, in Nuova Guinea.

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In un profondo eterno mare di verde, giace un gioiello di lago , molto lontano dal mondo esterno e da qualsiasi contatto con l’uomo “civilizzato”; un posto dove, secondo la storia, nessuno aveva mai messo piede fino a poco tempo fa. Deve il suo nome alle tribù che vivono nella valle: la tribù viene chiamata Wampar e il lago Wanam, mentre la valle conserva il suo vecchio nome di Markham e corre attraverso la penisola di Huon di Papua, in Nuova Guinea.

 

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La mappa mostra la Nuova Guineda Tedesca alla fine del secolo

(sopra la linea punteggiata, l'area sotto è la Nuova Guinea britannica).

La storia dell’umanità nella Valle di Markham è sanguinaria e allo stesso tempo macabra. Quella del lago non è mai stata raccontata. Questo reportage  rivelerà la verità e, si spera, aprirà gli occhi almeno a qualcuno. Se gli uomini desiderano uccidersi l’un l’altro è un problema che riguarda solo loro. Ma se vogliono distruggere la natura allora deve diventare interesse di tutta l’umanità. Non siamo altro che ospiti su questo pianeta, non ne siamo certo i proprietari, e dovremmo comportarci di conseguenza. La nostra continua distruzione della natura e dell’ambiente deve fermarsi, anche quando si tratta di un solo pesciolino ad essere coinvolto. Passiamo ora ai fatti riguardanti la valle e il lago…

 

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I nativi della valle di Markham e le loro case, all'inizio del secolo


Secondo i dati raccolti, fu solo nel 1870 che il primo uomo esplorò la Valle di Markham, la casa dei Wampar (e altre tribù) che vivevano sulla riva destra del fiume Markham, dove si trova anche il Lago Wanam. La storia di Wampar che vi raccontiamo è giunta fino a noi da quei tempi lontani.

Un uomo chiamato Rizib e suo figlio Zanaz vivevano in uno dei villaggi Wampit sulla riva destra. Rizib era un garaweran, un uomo importante,  impopolare e temuto per il suo comportamento arrogante e autoritario. Egli usava astutamente la sua reputazione a suo vantaggio. Quando una famiglia o un clan stava preparando un banchetto, Rizib e suo figlio Zanaz gli mandavano il seguente messaggio: “Non dimenticate di farmi avere un osso da sgranocchiare”. Come risultato chi riceveva la richiesta, temendo Rizib, gli inviava immancabilmente un gran pezzo di carne e altre cibarie e così Rizib ne aveva sempre una buona scorta.  Visse per lungo tempo lussuosamente  ma la gente cominciava a seccarsi e insospettirsi di tutto questo sistema. Un giorno alcuni di loro si incontrarono in segreto per discutere su come sbarazzarsi del borioso Rizib e della sua prole. Decisero di attaccare il suo punto più vulnerabile, la sua ingordigia per il buon cibo. Organizzarono un grande banchetto, sgozzarono un gran numero di maiali e prepararono enormi quantità di verdura. Fu inviato un invito a Rizib e a Zanaz. Ma gli ospiti avevano preparato una fossa segreta, il cui fondo era stato cosparso di canne di bambù appuntite; avevano poi coperto il buco attentamente con rami e terra, stendendo un  tappeto di cortecce sopra di esso, che si supponeva avrebbe dato il benvenuto agli ospiti. Rizib e suo figlio arrivarono puntuali.

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Schermaglie tra i nativi, guerriero con tipici arco e frecce nell'ultimo secolo

Vestiti in abiti da festa, marciarono altezzosi per il villaggio, come sempre a mani vuote. I loro ospiti si astennero dal salutarli e li invitarono a sedersi al posto d’onore, sul tappeto. E, del tutto ignari, i due caddero nella trappola. Come si sedettero, la sottile copertura  cedette e entrambi caddero sulle punte di bambù sul fondo della trappola. Rizib rimase gravemente colpito ma Zanaz riuscì a scalare la buca e tentò di scappare. Ma i loro nemici prontamente li uccisero entrambi. Secondo la gente di Wampar questo avvenimento fu l’inizio di guerre future senza tregua. Le morti di Rizib e Zanaz furono vendicate dai membri del loro clan, e il conflitto condusse la gente ad abbandonare i villaggi delle pianure Wampit; qualcuno attraversò il fiume Markham per accamparsi sulla riva opposta, ma questo, a sua volta, portò all’estromissione della gente che aveva vissuto lì sin da tempo immemorabile.
Una seconda storia dello stesso periodo narra: come sempre, i bambini giocavano nel villaggio mentre i loro genitori erano fuori a lavorare nei campi. Improvvisamente alcuni bambini scoprirono una mantide religiosa (Mantis religiosa) e ci giocarono così a lungo finché la creatura fu ferita gravemente. La mantide religiosa era il totem di un altro  clan, e quando i bambini di questo clan videro quello che stava succedendo ne furono molto seccati. Ma gli altri ragazzini rifiutarono di abbandonare il gioco e continuarono a torturare l’insetto, arrivando ad ucciderlo. Una lotta insensata, e quando gli adulti tornarono a casa e sentirono quello che era successo, anche loro si immischiarono e ne nacque una vera e propria battaglia. Questo incidente causò ostilità e conflitti tra un gruppo di persone che aveva vissuto precedentemente insieme in amicizia. Una terza storia, che di nuovo finisce in guerra tribale, racconta come un fatto piuttosto insignificante, ma che coinvolge un aspetto non poco importante della visione tradizionale di giusto e sbagliato, si gonfiò fino a diventare qualcosa di serio. Alcune donne erano andate a pescare e avevano arginato un ruscello allo scopo. Avevano, comunque, omesso di chiedere il permesso al legittimo proprietario – un vero errore. Dall’incidente scaturì un conflitto tra le varie tribù di un grande gruppo che allo stesso tempo divideva lo stesso linguaggio.  Queste tre storie hanno tutte a che fare con eventi che vengono considerati precursori del conflitto generale e della disunità che esistono ancora oggi.
Non molto tempo fa, durante una spedizione negli altopiani di Papua, il mio cameraman e io ci trovammo in mezzo ad una guerra locale. Due tribù arrivarono in gruppo vicino al ruscello, dove ero occupato nello studio della flora e della fauna. Mentre prendevano dell’acqua due uomini di una tribù avevano (probabilmente intenzionalmente) ucciso un ragazzo di un’altra tribù; sfortunatamente il ragazzo era il figlio del capo e l’incidente provocò una guerra. Il protocollo venne steso in anticipo: le ostilità sarebbero continuate per 52 lune, 6 giorni alla settimana, dalle 6 del mattino alle 6 di notte, con combattimento uomo a uomo. Donne e bambini furono lasciati indenni e si occuparono del cibo sui campi di battaglia. La fazione che avesse accusato il maggior numero di perdite dopo 52 lune, sarebbe stata dichiarata perdente e si sarebbe dovuta sottomettere incondizionatamente alle richieste del vincitore (che peccato non tutte le guerre siano così regolate dappertutto…). Una delle frecce degli avversari sibilò vicino al mio orecchio destro, fortunatamente mi mancò per 2 cm. prima di colpire tra le gambe Wolfgang (eravamo le uniche persone nella zona di guerra senza scudo!). Battemmo una ritirata immediata, il nostro interesse per la flora e la fauna sparì in un secondo…
Ma, per ritornare alla Valle di Markham e a Wanam, l’uomo bianco apparì la prima volta sulla scena e cominciò ad esplorare l’area della Valle di Markham nel 1886. Furono i tedeschi a annettere la parte settentrionale di Papua, più tardi battezzandola Kaiser-Wilhelms-Land e dando nomi agli insediamenti come Friedrich-Wilhelmshafen (oggi Madang), Konstantinhafen, Stephanshafen e Finschhafen, per nominarne alcuni. Il governatore Georg Freiherr von Schleinitz, fu il primo (1886) ad avventurarsi nella Valle di Markham, ma dopo solo due miglia scoprì che il fiume non è navigabile quando l’acqua bassa e le rapide rendono impossibile avanzare. Nel 1903 arrivò una nuova spedizione, che venne, comunque, rimandata indietro dai Wampar. La spedizione del 1905, questa volta iniziata da Friedrich-Wilhlemshafen, fu perfino più sfortunata: un susseguirsi di casi fortuiti  diede luogo ad un banchetto nativo! Un missionario tedesco, Georg Bamler, si imbarcò in una spedizione solitaria il 9 febbraio 1906. Si imbatté nell’ avventuriero, cercatore d’oro e contadino Wilhelm Dammköhler, che gli disse che i circa  400  Laewomba (=Wampar) a 40 km. su  per il ruscello erano innocui. Bamler  fu, comunque, attaccato in un altro villaggio, sulla riva destra, ma dopo aver colpito alcuni dei suoi assalitori, riuscì a rimanere, indisturbato, nello stesso villaggio.
Dammköhler ritornò alla Valle di Markham nel 1907, con una squadra di sopravvivenza e fu testimone di un paio di battaglie tribali in cui i Laewomba uccisero 68 e 30 nemici rispettivamente. La squadra di sopravvivenza rimase incolume. Nel dicembre del 1907, dopo che il loro lavoro fu finito, Dammköhler, accompagnato dal geologo Otto Fröhlich, decise di avventurarsi più avanti nel Markham. Con 15 portatori (incluso un uomo di Tikandu che era il padre della moglie dell’attuale Ministro di Papua, Albert Maori Kiki), seguirono i bambù all’interno, evitando gli insediamenti dei nativi. Il quarto giorno raggiunsero quella che oggi è Erap; il giorno successivo, a Natale, attraversarono un’area piana coperta di erba kunai; e il sesto giorno raggiunsero il luogo sul ruscello Zafir da cui la valle si apre verso nord. Attraversarono il fiume Leron e arrivarono al villaggio di Sangang, circondato da enormi piantagioni di banane. I guerrieri nativi, armati fino ai denti, circondarono la spedizione, ma Dammköhler parlò di pace. Questi nativi completamente nudi erano grandi uomini, piuttosto diversi dalla gente della costa. Avevano capelli lunghi fino alle spalle, talvolta colorati di rosso e nero, e portavano lance, clave di legno e enormi scudi (come quelli dei nativi  nella cui guerra ero rimasto coinvolto, vedi foto). L’unica donna che li accompagnava indossava una gonna di erba a righe gialle rosse e marroni e incitava i guerrieri all’attacco degli intrusi. I guerrieri si avvicinarono e la situazione divenne critica. Dammköhler sparò alcuni colpi di avvertimento e fu perciò in grado di tenerli a distanza e continuare per la sua strada. Poco dopo furono sfidati dalla tribù di Ngarowapum, ma riuscirono a scappare attraversando il fiume Umi. La spedizione ora attraversava la parte nord delle montagne Kratke dove incontrò enormi piantagioni di cocco e altri villaggi. Qui la loro presenza venne notata poco, ma furono benvenuti amichevolmente quando offrirono doni. Gli uomini erano nudi, in generale di struttura massiccia e alti più di 180 cm., con i capelli alle spalle e con la barba rasata, e talvolta indossavano collane di semi di banana  o conchiglie vuote; furono affascinati  quando Dammköhler mostrò loro come l’uomo bianco faceva il fuoco e non avevano idea di cosa servisse un coltello. Vivevano totalmente all’età della pietra, utilizzando asce e punte di lancia di pietra artigianali nonché pipe di tabacco sapientemente incise e clave di legno. Le loro capanne circolari erano spaziose, simili a quelle delle altre tribù, ma più alte e ampie. Cacatua addomesticati giravano impettiti  intorno alle loro piantagioni ben tenute, ma non avevano maiali. Più tardi Dammköhler e i suoi uomini raggiunsero il punto più alto (400 m. sul livello del mare) della vallata e quindi passarono nella valle di Ramu, trovando conferma al sospetto che le valli di Markham e Ramu fossero unite da un solo ampio e ininterrotto plateau. La mappa estremamente accurata  che risultò dalla spedizione mostrava per la prima volta l’esistenza non solo di una bellissima vallata ma anche del Lago Wanam e dava un contributo di valore quasi incalcolabile alla conoscenza di allora della regione di Markham e Ramu.

 

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Il punto nero in alto indica la posizione del Lago Wanam

 

Durante il viaggio di 39 giorni Dammköhler, che era un cercatore d’oro esperto, scoprì, senza sorpresa, posti dove verosimilmente  si poteva trovare oro. Successivamente organizzò due spedizioni in cerca del prezioso metallo, dopo essere andato nel frattempo in Australia per prendere 9 cavalli. Il 29 Luglio 1909, durante la terza spedizione, accompagnato dal suo amico, un altro cercatore d’oro, Rudolf Oldörp e 3 uomini della tribù Lahe (da cui trae nome il moderno capoluogo di provincia Lae) e 4 cavalli (gli altri 5 erano morti durante il viaggio precedente), penetrò nuovamente nella valle di Markham. Fu una spedizione punitiva, da cui egli non era destinato a tornare vivo. Prima di tutto fu abbandonato dai suoi portatori, e poi attaccato da nativi sconosciuti. Fu colpito da 11 frecce e morì per le ferite. Oldörp, con solo 6 ferite da freccia, sopravvisse e scappò giù per il ruscello su una zattera che costruì egli stesso. Ma nonostante questa orrenda esperienza non poté abbandonare l’oro. Senza rivelare a nessuno l’esatta posizione, riuscì ad organizzare un’altra spedizione a Friedrich-Wilhelmshafen quello stesso anno, ma si perse, con la sua barca, mentre circumnavigava la penisola di Huon durante un temporale. Prima di lui nello stesso anno, il dottore tedesco e l’etnologo Richard Neuhaus, e i missionari Lehner, Mailänder e Keysser,  avevano incontrato maggior fortuna. In Aprile e Giugno l’anno seguente convertirono i Laewomba e misero pace tra le due tribù, presumibilmente mettendo fine alla sanguinosa battaglia  che perdurava ininterrotta dal 1870 fino al 1910 e con essa l’ostilità tra le tribù vicine, il bisogno costante di sradicamento e abbandono e i ripetuti genocidi. Sebbene io abbia fondate ragioni per dubitare dei loro buoni propositi! Comunque è provato che nel 1910 i missionari fondarono la loro prima missione nella valle di Markham la cui popolazione a quei tempi si aggirava attorno alle 10.000 persone. Ma quando fu il momento di convertire i nativi, si trovarono a picchiare la testa contro un muro.

 

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Piante di Loto nel Lago Wanam

 

I prolifici giardini di Laewomba fornivano cibo a sufficienza, senza necessità di lavoro duro. Trascorrevano la loro esistenza cacciando, lottando, banchettando e ballando, aggrappati saldamente alle tradizioni e alle convinzioni tramandate dagli antenati. Nessuno moriva di morte naturale; era sempre per mano di un nemico. La considerazione primaria era (e lo è ancora) ottenere vendetta, per mezzo di violenza o magia, allo scopo di appagare lo spirito dei morti. I parenti più stretti erano obbligati a indossare cappelli di corteccia nera fino a che lo stregone o un nemico fosse ucciso in battaglia e la sua testa portata a casa per prova che la vendetta era stata compiuta in pieno. Però la caccia di teste era un evento normale (oggi meno), soprattutto nell’alta valle di Markham, nell’area Azera.
Un mese dopo lo scoppio della 1° Guerra Mondiale il 17 agosto 1914, il Governatore reggente di Kaiser-Wilhelms-Land, Dottor Haber, firmò una resa che impediva ai tedeschi residenti nel paese e a coloro che avevano fatto un giuramento di neutralità, di rimanere e farsi gli affari propri indisturbati.
La missione si ingrandì ulteriormente nel 1921 quando il governo militare di Papua lasciò il posto a quello civile e la precedente Nuova Guinea germanica divenne un territorio comandato della Lega delle Nazioni sotto l’amministrazione australiana. In Marzo di quell’anno il tedesco Örtel consacrò il primo battesimo e nel 1922 il credo cristiano era diffuso nella valle di Markham.
Come avevano ritenuto nel lontano 1908 Dammköhler e Oldörp, la valle era ideale per l’agricoltura. Vennero piantate innanzi tutto grandi piantagioni di cotone (ma fu un fallimento a causa dell’alto grado di umidità) e successivamente arachidi. Allo scoppio della II° Guerra Mondiale era già stata costruita una strada carrabile lunga 25 km. che percorreva la valle e oggi ci sono strade di pietrisco eccellenti sugli altopiani e parte della strada per Bulolo e la regione dove, seguendo le scoperte di Dammköhler, iniziò la corsa all’oro. L’ultima continua ancor oggi e ha trasformato la maggior parte della regione in uno stato che, dall’alto, appare come se un esercito di talpe ci avesse lavorato sopra. È una vergogna come sia stata devastata la natura, senza esitazioni. Le attività relativamente inoffensive dei precedenti esploratori oggi hanno avuto un’escalation fino alla totale distruzione da parte dei nativi. E tuttavia, nonostante ciò, per un qualche colpo di fortuna, il bellissimo Lago Wanam è sopravvissuto incontaminato. Anche se perfino qui è avvenuta una catastrofe a causa dell’Uomo, naturalmente! Nonostante la vicina strada in pietrisco ben costruita, il lago è praticamente inaccessibile, nelle profondità della
Valle di Markham. Se si viaggia lungo la moderna strada da Lae verso il  nuovo aeroporto, nella valle circa a 40 km. dalla città, non si può evitare di passare la svolta per Bulolo.

 

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Tilapie presenti nel Lago Wanam

 

A circa 20 km. dopo questa biforca-zione, in un area  verdeggiante inesplorata e circondata da colline, c’è un grande allevamento di polli, poco distante dalla strada. Proprio prima di questo un sentiero poco praticabile si biforca ripido giù dalla strada asfaltata, apparentemente in buono stato come nuova, a giudicare dal suo aspetto esteriore. Questa “strada” corre attraverso erba alta un metro e boschi coperti di macchia prima di interrompersi bruscamente nel mezzo del nulla. Ma se si guarda più da vicino si può vedere che è possibile proseguire purché si abbia un’auto “quattro ruote motrici” e non abbia piovuto di recente. Dopo circa 8 km. c’è una radura piena di canne, alla fine della quale si vedono alberi dritti nell’acqua con uno sfondo di colline verdeggianti. Quando il sole li illumina sembrano quasi irreali, come su un set di Hollywood, o sul più curato e minuzioso prato all’inglese. Con un po' di fortuna si può trovare una canoa qui (senza timone)  o si può incontrare un nativo che vive dietro questo lago da favola – in effetti c’è una sola famiglia di sette persone in tutto. Nessun altro! È necessario percorrere il sentiero per circa un km. ancora, addentrandosi nei meandri attraverso masse di gloriose Nymphaea lotus, con i loro incantevoli fiori rosa, passare alberi che crescono nell’acqua, per vedere il lago in tutta la sua gloria. Situato tra verdi colline, giace calmo e tranquillo nella vallata, come indisturbato dall’uomo da milioni di anni. Ma non è che un ‘illusione. Guardate sotto la superficie dell’acqua e troverete un caos  fangoso con migliaia di tilapie che nuotano attorno a una mistura torbida e difficilmente si vedono altri pesci.

 

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Sacchetti per la cattura di Glossolepis wanamensis
 

Non si sa esattamente chi introdusse questi ciclidi africani. Sebbene le tilapie siano diffuse in tutta la Nuova Guinea essendo state introdotte praticamente in ogni lago e fiume, è incomprensibile perché sia stato incluso perfino questo lago isolato e virtualmente disabitato. Nel 1977 il Dottor Gerard R. Allen scoprì il fantastico pesce iridato, trovato solo qui nel lago Wanam, e successivamente chiamato da lui e dal Sig. Kailola scientificamente Glassolepis wanamensis nel 1978. Jerry ricorda che non c’erano tilapie nel lago a quel tempo, così devono essere state introdotte più tardi. Non trascorsero molti anni da allora quando per la prima volta visitai il lago Wanam. Le mie attività non sono ristrette all’ambito dell’ittiologia e dell’etnologia e ho visitato la Nuova Guinea annualmente dal 1974 raccogliendo campioni vivi di pesci nativi e portandoli con me in Europa per creare specie in cattività e speravo di fare altrettanto con i pesci iridati di Wanam che non erano mai stati importati vivi in Europa. Questo recentemente ha permesso alla gente di tutto il mondo di godersi queste creature fantastiche imparando molto da loro; in acquario hanno un effetto rilassante e tranquillizzante. La riproduzione in cattività aiuta anche a conservare le specie destinate all’estinzione nel loro ambiente naturale – come nel caso del pesce iridato di Wanam – con la speranza che un giorno possano essere reintrodotte nel mondo selvaggio. A onor del vero, le popolazioni selvatiche di tutti i tipi di creature e questo include i pesci tropicali molto più di altri gruppi di vertebrati – sono condannate all’estinzione. L’uomo rifiuta di cambiare il suo modo di vivere e questa lenta distruzione della Natura continua indisturbata senza curarsi della convenzione di Washington e delle misure conservative simili europee e americane.

Riuscii a raggiungere il lago per la prima volta nel 1992. Non potei fare a meno di notare l’impatto delle tilapie sulla flora e fauna del lago, ma allo stesso tempo il problema non sembrava troppo grave. Fu un’altra storia il mio viaggio successivo nel 1994 (catturai un solo esemplare maschio di pesce iridato la prima volta;  non abbastanza per iniziare un allevamento). Questa volta trovai che l’introdotta Oreochromis mossambicus aveva preso il controllo e la fauna nativa era completamente svanita.

 

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Sinistra: Glossolepis wanamensis selvatico. Destra: Esemplare cresciuto in cattività di Glossolepis wanamensis

Una ricerca scrupolosa nel piccolo lago (circa tra i 3 e i 5 km.q. ), piuttosto circolare, rivelava solo alcuni esemplari adulti. Questo mi indusse a fare un altro viaggio l’anno seguente (1995), questa volta accompagnato dalla mia intrepida compagna italiana, Paola Pierucci, e questa volta fu chiaro che il  magnifico pesce iridato endemico era stato completamente soppiantato dalle tilapie. Milioni di loro con una sola famiglia di 7 persone che li cacciava; quante ce ne vogliono per nutrire un marito, una moglie e 5  bambini?! Avevano subito una massiccia esplosione demografica e ora occupavano ogni angolo del lago. Una ricerca esaustiva rivelò solo un piccolo gruppo di pesci iridati, adulti di 2-3 anni, 7 maschi e una sola vecchia femmina. Nessun sub-adulto e niente uova. L’acqua era fangosa dalla superficie al substrato con tilapie a perdita d’occhio. Come tutte le creature della natura queste enormi masse di tilapie considerano la sopravvivenza come prima necessità e per questo si nutrono di tutto quello che capita loro a tiro. Il soffice substrato offre poco nutrimento e, fatta eccezione per un robusto e forte gobide, Oxyleotris fimbriatus, non ci sono rimasti altri pesci nativi. Presto anche le tilapie stesse inizieranno a diminuire  quando il cibo scarseggerà. E tutto questo a causa dell’ignoranza dell’uomo. Come risultato, il mondo è una gloriosa creazione della Natura più povera. L’uomo, che sembra essere la specie più ignorante e non pensante nella lunga storia evolutiva, ci è riuscito di nuovo! È quasi impossibile stimare il numero di specie scomparse ogni giorno come risultato delle sue azioni sconsiderate e la loro distruzione causata dalla nostra esistenza, cara Madre Natura. Ho la sensazione che l’Homo sapiens distrugga completamente l’ambiente e con esso se  stesso…

Testo e Foto: Heiko Bleher

Disegni: archivi di ag

 

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